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Decreto Aree Idonee e FER2, una spinta alle rinnovabili

Dopo una lunga (e difficile) discussione avvenuta nei mesi precedenti tra Governo e Regioni, finalmente vede la luce il nuovo Decreto Aree Idonee, che prevede i criteri per individuare delle superfici dove è possibile realizzare impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili. Il documento, che attende la sua pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, sembra però non soddisfare a pieno quelle lacune normative che negli ultimi tempi hanno allontanato sempre di più l'avanzare della transizione ecologica. Le critiche, difatti, non sono mancate.


L’ok arrivato dal Mase con la firma del ministro al decreto aree idonee è un grave errore”, chiosa Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente, per il quale "... il quadro autorizzativo per le Fer diventa ancor più complicato, senza una cornice di principi omogenei. Una misura che avevamo già criticato nei giorni scorsi insieme a Greenpeace e Wwf parlando di nuova stretta alle fonti pulite”.


Cosa prevedono i decreti?


In sostanza il Decreto Aree Idonee demanda alle Regioni il potere di individuare le aree per l’installazione degli impianti fotovoltaici, nel rispetto dei limiti stabiliti nel DL Agricoltura “Disposizioni urgenti per le imprese agricole, della pesca e dell’acquacoltura, nonché per le imprese di interesse strategico nazionale”. Che al suo interno reca forti limitazioni all'installazione di fonti rinnovabili su terreni agricoli


Il decreto FER 2 invece, creato dalla Commissione EU, prevede la realizzazione di impianti di produzione da fonti rinnovabili non pienamente mature o con costi elevati di esercizio. "Il via libera della Commissione è un passo in avanti importante verso i nostri obiettivi energetici, che arriva dopo un lungo e costruttivo confronto con le istituzioni europee. Questo provvedimento, molto atteso, consentirà di abilitare nuove tecnologie fondamentali per la decarbonizzazione". ha commentato il Ministro Pichetto Fratin. Tra le tecnologie supportate possiamo trovare:


  • impianti solari termodinamici

  • impianti geotermoelettrici a emissioni nulle con reiniezione totale del fluido geotermico nelle stesse formazioni di provenienza;

  • impianti geotermoelettrici tradizionali con innovazioni per l’abbattimento delle emissioni di mercurio, idrogeno solforato e ammoniaca;

  • impianti a biomassa

  • impianti a biogas ottenuto dalla digestione anaerobica dalla biomassa, la cui energia termica prodotta sia prioritariamente autoconsumata in sito, a servizio dei processi aziendali, oppure immessa in un sistema di teleriscaldamento efficiente

  • impianti fotovoltaici floating, sia in mare che nelle acque interne;

  • impianti eolici offshore, sia a fondamenta fissa che galleggianti;

  • impianti per la produzione di energia mareomotrice, del moto ondoso e altre forme di energia marina.

Opinioni contrastanti


Nonostante l'armonizzazione del Decreto, non sono mancate le critiche da parte degli esponenti del settore, per la quale se il documento venisse lasciato così com'è rappresenterebbe un ulteriore intralcio allo sviluppo di fonti rinnovabili. Il problema principale risiede nella possibilità di dichiarare non idonee alle fonti di energia rinnovabile le aree all'interno dei perimetri dei beni tutelati. La pensano così Legambiente, GreenPeace e WWF, secondo le quali "lasciare carta bianca alle Regioni nella selezione delle aree idonee, porterà a leggi regionali disomogenee, che complicheranno ulteriormente il quadro regolatorio per le rinnovabili, già messo a durissima prova (dal DL agricoltura, ndr)”. Molti temono anche il rischio di conferire retroattività al documento, cosa che andrebbe a ledere i diritti acquistati in Italia, rendendolo un Paese inaffidabile agli occhi di potenziali investitori.




- Agricarma, Your Carbon Management Partner




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