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Carbon Credits: perché è importante non cadere nell’errore del Greenwashing

La mitigazione dell’impatto climatico è divenuta un’esigenza improcrastinabile e alimenta quotidianamente il dibattito politico, sia a livello nazionale che internazionale. I cambiamenti climatici e le modifiche che questi determinano sono al centro delle discussioni e delle preoccupazioni quotidiane. Lo vediamo nelle scelte di chi governa le città, che deve orientare le abitudini di vita dei cittadini verso una consapevolezza energetica migliore: oppure nelle aziende, che fanno della sostenibilità ambientale un plus competitivo.


In un contesto complesso come quello in cui viviamo, però, diventa difficile distinguere chi effettivamente compie scelte responsabili di salvaguardia dell’ambiente, e chi invece le strumentalizza facendone un business: è il cosiddetto fenomeno del Greenwashing, ossia far passare come sostenibile qualcosa che sostenibile non è. La Federal Trade Commission (FTC) americana è stata la prima a stilare, nel 2010, delle linee guida per l’utilizzo di environmental marketing claims che impongono alle aziende chiarezza e trasparenza, non solo nel definire entità e portato del proprio impegno ma anche, per esempio, nelle scelte stilistiche e linguistiche. Oggi i consumatori sono molto più consapevoli e attenti ai temi ecologici e le aziende devono prestare molta attenzione alle affermazioni in materia di rispetto ambientale: le ricadute sia di natura economica che reputazionale potrebbero risultare devastanti.


Ultimamente si è molto parlato delle compensazioni volontarie di carbonio: moltissime aziende adottano politiche attive di riduzione delle emissioni andando sempre più incontro ad una logica di Governance attenta all’ambiente e per raggiungere il livello di zero emissioni, acquistano crediti di carbonio per compensare le residue emissioni incomprimibili. Nonostante l’idea alla base sia chiara, la metodologia con cui i Crediti di Carbonio (o VCU, Verified Carbon Unit) vengono creati, gestiti e venduti non è semplice: bisogna considerare i molteplici fattori che ne determinano il valore reale. La loro realizzazione deve sottostare a delle logiche stringenti, che vale la pena analizzare. Essi devono essere:


1. Quantificabili: devono cioè essere conteggiati in maniera chiara, poiché uno dei fenomeni più diffusi è quello del double counting (cioè conteggiare lo stesso certificato più volte).

2. Tracciabili: in quanto bisogna conoscere chi ha prodotto il credito, su quale piattaforma di libero scambio è stato inserito e chi lo ha comprato. Attraverso una corretta archiviazione ne si garantisce il valore.

3. Creati con gli standard più elevati: i VCU che vanno incontro ai technical standard migliori sul mercato sono quelli che possono ottenere un valore più alto. Luogo di produzione, conteggio, capitalizzazione, metodologie utilizzate… sono solo alcuni degli aspetti da tenere in conto.


Una “filiera tracciata” è il solo mezzo per stabilire il valore condiviso di un asset: una perdurante vacatio legis ha consentito fino ad oggi a molti speculatori di far passare progetti che di sostenibile hanno ben poco. Il valore dei certificati deve inoltre essere sostenuto da un buffer: una sorta di “cuscinetto di capitale” che possa permettere la stabilità del mercato dei crediti e garantire uno scudo contro gli shock dovuti alle “altalene” dei mercati. La certificazione dei progetti che dimostrano la riduzione delle emissioni di Gas serra equivalenti (o il loro assorbimento) diviene così un presupposto ineludibile per la certezza del valore dei Carbon Credit: soltanto con l’accredito ottenuto a seguito di un Audit eseguito in conformità con normative specifiche (ad es. tutte la famiglia delle ISO 1400XX) è possibile valorizzare effettivamente i VCU, che devono in ogni caso transitare da piattaforme specializzate nella loro compravendita.



Tutti questi aspetti sono fondamentali per poter creare un mercato di scambio dei Crediti. Il mercato volontario dei crediti di carbonio può davvero contribuire ad orientare la Società verso una crescita consapevole, ma occorre che l’approccio sia effettuato con modalità trasparenti e condivise per garantire un mercato effettivamente virtuoso.

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